Si chiama garrab, disseta i passanti e non vi potete sbagliare: lo vedete girare per la piazza indossando il tipico enorme cappello di paglia ornato di fiocchi multicolori, porta a tracolla l’otre di pelle di capra, le ciotole d’ottone e la campanella per annunciarsi.
Qualcuno ha detto che i venditori d’acqua sono come i gladiatori al Colosseo e i gondolieri a Venezia, e in effetti danno un po’ quest’idea, ma al di là del folklore si potrebbero dire molte cose sui venditori d’acqua, in giro per il mondo ma anche da noi in Italia.
A Napoli per esempio nacque la figura del venditore di acqua “zuffregna” proveniente dalla fonte Santa Lucia di via Chiatamone i cui abitanti ne fecero la loro principale fonte di guadagno.
Le giovani venditrici ambulanti, belle a avvenenti, giravano per la città con il loro carretto e gridando a voce alta invitavano le persone a calare il paniere con dentro le monete e la fiaschetta che avrebbero riempito con la loro acqua miracolosa, in grado di curare l’anemia e le carenze di ferro.
L’acquafrescaio o acquarolo aveva invece un suo chioschetto e tra grappoli di limoni, arance, blocchi di ghiaccio e foglie intrecciate metteva in bella mostra “e mummarelle”, le anfore di terracotta che mantenevano fresca l’acqua zuffregna. Con l’aggiunta di un pizzico di bicarbonato riuscivano a servirla anche “frizzante”!
A Venezia l’acqua potabile veniva trasportata dalla terraferma mediante apposite imbarcazioni gestite dagli Acquaroli, che nel 1300 si unirono in una corporazione delle Arti che si occupava non solo del trasporto ma anche della vendita all’ingrosso.
Due secoli dopo, nel 1500, a tutte le altre corporazioni fu fatto divieto di servirsi dell’acqua dei pozzi pubblici con l’obbligo di rivolgersi unicamente alla corporazione degli Acquaroli: i monopoli hanno radici lontane!!
E per quanto riguarda Marrakech?
A Marrakech c’è una bellissima leggenda sui portatori d’acqua,
ma questa ve la racconterò un’altra volta.