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Ci si prepara all’arrivo del Ramadan, il nono mese dell’anno e mese del digiuno dai peccati. Si osservano la luna e i suoi cambiamenti e si aspetta quella nuova: di lì a poco i musulmani praticanti di tutto il mondo cominceranno il loro processo di purificazione e di ritrovamento della bellezza delle fede. L’anno islamico segue il calendario lunare e a ogni novilunio corrisponde l’inizio di un nuovo mese, è un comitato religioso che ha sede in Arabia Saudita ad osservare la variazione della luna e a dare comunicato ufficiale sulla data di inizio e di fine del Ramadan, che nel 2023 dovrebbe avere inizio il 22 marzo.

Foto di Giuseppe Santoro

Meditazione e auto-disciplina per ritrovare la bellezza della fede

Individuare la fase crescente della luna può essere difficile: questa appare leggermente visibile e solo per pochi minuti. Un giorno dopo o al massimo due dell’avvenuto riconoscimento avrà ufficialmente inizio il Ramadan che significa purificazione, autodisciplina, preghiera, meditazione e ovviamente digiuno che non vuol dire solamente non poter mangiare o bere, ma tenere lontani per un po’ i peccati. Ecco cosa è vietato fare dalla prime luci dell’alba al tramonto:

  • Mangiare
  • Bere
  • Fumare
  • Praticare sesso
  • Azioni violente
  • Usare un linguaggio scurrile
  • Mentire

L’importanza dell’adempimento di queste regole è legata alla necessità di dedicare più tempo all’avvicinamento alla fede islamica che ripone le sue fondamenta su cinque pilastri di cui il quarto è proprio il digiuno durante il Ramadan:

  1. Shahada (testimonianza di fede)
  2. Salat (la recita quotidiana delle cinque preghiere)
  3. Zakat (donazione di elemosine)
  4. Sawn (il digiuno da praticare durante il Ramadan)
  5. Hagg (fare almeno una volta nella vita un pellegrinaggio)

Cosa si fa realmente durante quei 30 giorni? Anche se questa usanza potrebbe somigliare a un sacrificio, non lo è affatto. Al contrario questo mese legato profondamente alla spiritualità è tanto atteso dai musulmani e viene celebrato con un intenso sentimento di condivisione manifestato anche dall’unione di amici e parenti con cui si dividono pranzi e si vivono momenti di meditazione. Come abbiamo detto, durante il Ramadan, è importante che si lasci spazio alla pratica della preghiera, ma anche alla preparazione di pietanze che in quei giorni si devono necessariamente consumare, alcuni almeno una volta al dì e altri almeno una volta in tutto il mese.

I cibi che non possono mancare a tavola durante il Ramadan

Foto di Giuseppe Santoro

Il cibo marocchino è colmo di sapori, profumi e calore, lo stesso che ci mette chi lo prepara per far sentire l’altro a casa. I piatti del Marocco sono colorati di calde tonalità e sono intensi nel gusto. Secondo la tradizione alcune portate devono essere cucinate prima che inizi il nono mese dell’anno, in modo che sia possibile ogni giorno consumarne un po’, come uno dei migliori dolci marocchini – Chebakia -. Altre richiedono, invece, che la preparazione si ripeta ogni dì, come l’Harira, ricca zuppa con carne, pomodori e legumi. Lo Sfouf è un’altro cibo che non può mancare a tavola durante il Ramadan, richiede una lunga preparazioni e molti ingredienti, contiene molte calorie e difatti in origine era preparato proprio per chi doveva sostenere lunghi viaggi nel deserto, in modo da riuscire a mantenere per un po’ la sazietà.

Il digiuno viene spezzato al tramonto simbolicamente da un bicchiere d’acqua o dal dattero. Il pasto che si fa la sera dopo il Ramadan si chiama Ftour, che significa colazione. Molti ristoranti si organizzano per accogliere i musulmani, dal tramonto in poi, offrendo loro ricche pietanze, messe a disposizione con un buffet. Con questa usanza i proprietari di ristoranti mirano, soprattutto, a voler fare del bene e dare sostegno a chi non può permettersi un pasto caldo.

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